Erano trascorsi quasi 15 anni da quando ho usato per la prima volta un metal detector, e come la prima volta, in compagnia di mio fratello Angelo, mi accingevo a preparare l’occorrente per iniziare una nuova giornata di ricerche.
Quella domenica mattina dell’aprile del 2015 ci dirigemmo verso una collinetta poco distante da casa: Colle Pichiocca, in località Acqua del Corvo di Capezzano (SA), ribattezzata dagli inglesi nel 1943 Hill 270. Tra il 22 e il 24 settembre di quell’anno fu teatro di aspri combattimenti tra le truppe tedesche trincerate sul colle e quelle inglesi alle quali fu dato ordine di conquistare quel punto strategico della valle dell’Irno.
La collina negli anni passati ci aveva già regalato diversi “tesori” che ricordavano i cruenti combattimenti di oltre 70 anni fa: borracce, fibbie, oggetti personali e tanti altri piccoli oggetti che nel loro piccolo raccontavano istanti di storia. Ormai da anni la zona era stata scelta da molti altri ricercatori di “ferraglia” e riuscire a trovare anche un solo frammento di storia diventava sempre più difficile! Giunti sul posto iniziammo la risalita del colle dal versante occidentale, dopo pochi minuti un forte segnale dal mio amato strumento ci fece sobbalzare. Il suono era molto forte, sotto il terreno c’era qualcosa di importante! Iniziai a scavare con delicatezza e ad una ventina di centimetri di profondità ecco affiorare un oggetto a noi noto: una lastrina di caricamento del fucile inglese Lee Enfield, ma c’era qualcosa d’insolito accanto a quel ritrovamento! Allargando la buca ecco affiorare le ossa di una mano che ancora stringevano quell’oggetto, come se ne volessero ancora rivendicare la proprietà. Alla vista di quei resti decidemmo di ricoprire il tutto e di avvisare gli altri membri dell’Associazione Avalanche 1943 per ampliarne lo scavo, con la speranza di recuperare altri frammenti umani.
Il 15 aprile di buon ora ci recammo in quattro sul posto per riprendere ed allargare lo scavo: io, Luigi, Federico e Raimondo. Dopo pochi minuti ecco riaffiorare la mano che stringeva il caricatore con il resto dell’avambraccio; accanto ad esso l’altro avambraccio con la mano e a pochi centimetri il teschio riverso sul lato. A quel punto ci fermammo e decidemmo di contattare le autorità, poco dopo una pattuglia dei carabinieri della locale stazione di Pellezzano ci aveva raggiunti sul posto. Dopo un breve consulto con i Carabinieri giungemmo alla probabile conclusione che si trattasse di un soldato inglese della seconda guerra mondiale. Sotto la loro supervisione allargammo l’area di scavo per cercare altre parti del corpo, ma oltre ad alcuni piccoli frammenti ossei disseminati in giro e diverse schegge di bombe di artiglieria non trovammo altro. I pochi resti rinvenuti furono posti in una cassetta metallica e trasportati al cimitero di Pellezzano in attesa di essere esaminati.
Qualche giorno dopo fui contattato dall’ufficio ministeriale inglese JCCC (Joint Casualty and Compassionate Centre) che si occupa del rinvenimento e riconoscimento dei caduti inglesi delle ultime guerre. I loro esperti giunti a Pellezzano recuperarono dai pochi frammenti ossei il DNA del soggetto e lo inviarono in Inghilterra dove avrebbero eseguito alcuni test per compararlo con il DNA dei familiari dei 6 dispersi inglesi di quella battaglia.
Una settimana dopo l’amico Walter mi contattò dicendomi di aver recuperato nel luogo del ritrovamento un anello con alcune incisioni: Tunisy 1943 – X° Armata. Avevo già visto un anello simile! Era un souvenir fatto fare su commissione in Tunisia. Il reparto inglese che prese parte ai combattimenti per la conquista della collina 270 aveva precedentemente combattuto in Tunisia: le Coldestream Guards. Il cerchio si restringeva!
Dai pochi elementi a nostra disposizione iniziavamo ad avere conferme che lo scheletro era di un militare inglese caduto in combattimento tra il 22 e il 24 settembre 1943 nella “battaglia della Pichiocca”. Il luogo del rinvenimento era sul versante occidentale a pochi metri dalla cima del colle, alle sue spalle tempo addietro avevamo individuato una trincea tedesca e pochi metri più avanti ve ne erano altre. Probabilmente il soldato dopo aver superato la prima linea difensiva tedesca nei pressi della cima, fu colpito dalla postazione nemica posta poco più avanti mentre era intento a ricaricare la sua arma. Il corpo fu poi dilaniato da una salva di artiglieria di cui non siamo riusciti ad identificare la nazionalità, perché le schegge trovate in zona erano sia inglesi che tedesche.
Due anni di attesa
Il 16 marzo del 2017 i resti del soldato e di altri due suoi commilitoni, ritrovati sulla stessa collina da altri ricercatori, furono seppelliti nel cimitero militare inglese di Montecorvino alla presenza di varie autorità militari e civili sia italiane che inglesi. Su quelle tre lapidi in marmo solo una di loro aveva un nome inciso, mentre gli altri riportavano la dicitura “soldato inglese sconosciuto”.
A novembre dello stesso anno l’ufficio inglese JCCC mi contattò per comunicarmi che finalmente avevano dato un nome al corpo che avevamo rinvenuto due anni prima: si chiamava Joseph Goulden del 3° Battaglione delle Coldestream Guards nato nello Yorkshire nel 1921, reduce della campagna del Nord Africa, aveva combattuto in Tunisia e aveva partecipato alla conquista dell’isola italiana di Pantelleria. Sbarcato nel golfo di Salerno durante l’operazione Avalanche nel settembre del 1943 aveva preso parte con il suo reparto a diversi combattimenti, l’ultimo fu quello di quota 270 il 24 settembre del 1943. Dopo la conquista del colle da parte della sua unità si iniziarono a raccogliere i caduti sul campo di battaglia, ma proprio in quegli istanti un violento bombardamento tedesco, fatto con i temuti razzi Nebelwerfer, investì le postazioni appena conquistate costringendo gli inglesi a ritirarsi e ad abbandonare i corpi dei loro commilitoni perché un violento incendio aveva avvolto la cima della colina. Quando il fuoco si estinse mancavano all’appello i corpi di sei militari caduti nei combattimenti dei giorni precedenti. Joseph Goulden fu così dato per disperso in combattimento il 25 settembre 1943 all’età di 31 anni. Lasciava la moglie e il figlio.
Il 23 novembre del 2017 al cimitero militare inglese di Montecorvino Pugliano (SA) si svolse una nuova cerimonia funebre dove le lapidi con la scritta “soldato inglese sconosciuto” furono sostituite con quelle riportanti i nomi e il reparto dei militari sepolti. Alla cerimonia, oltre alle varie autorità, parteciparono anche i parenti dei soldati appena riconosciuti. Non volevamo presentarci a loro a mani vuote, così raccogliemmo in un vasetto di vetro un po’ del terreno dove fu ritrovato il corpo di Joseph, in un piccolo astuccio ponemmo l’anello ritrovato da Walter sul bordo della buca e una targa ricordo con su inciso:
Madre Terra accoglie
le memorie dei propri figli e
da madre ci restituisce qualcosa
per farci ricordare il loro sacrificio.
Per ringraziarci del servizio svolto per la comunità inglese ci fu consegnato un crest (cos’è?) del JCCC e una lettera di ringraziamento che è attualmente esposta nella stanza dedicata all’esercito inglese presso il M.O.A. (Museum of Operation Avalanche) di Eboli.
PASQUALE CAPOZZOLO
Questa ricerca scritta da Pasquale Capozzolo è tratta dal libro di Giuseppe Gaeta IL CERCATORE “Storie di Uomini”